La nostra esperienza in un villaggio Masai

Villaggio Masai Tanzania Enrico Elisa

L’ incontro con la popolazione locale è senza dubbio l’essenza del nostro viaggiare. Solo conoscendone la cultura e le tradizioni, si può vivere davvero un luogo.

Sono più io, Elisa, ad essere attratta dalle varie etnie. Amo i volti. La profondità di uno sguardo, l’espressività di un sorriso. Trovo non ci sia niente più forte di un sorriso per superare le barriere linguistiche e riuscire a comunicare.

Dal “ci fermiamo in un villaggio Masai?” al saltare in mezzo a loro, gridando parole incomprensibili, è stato un attimo.

Ci hanno accolto ballando al ritmo dei tamburi, adornandoci con collane e stoffe colorate.

Sono pastori nomadi, vivono dell’allevamento di bovini e capre. Non praticano l’agricoltura perchè, secondo le loro credenze, i terreni naturali non devono essere lavorati. Tutta la loro vita è legata alla terra, influenzata da antichi riti e rigide regole.

Un giovane ragazzo, l’unico che parlava un discreto inglese, ci ha fatto strada verso la zona centrale, contornata dalle abitazioni: capannine fatte di sterco, fango e rami secchi. Ha spostato una coperta usata come porta invitandoci a entrare. L’interno era buio, troppo basso per stare dritti e impregnato di troppi odori per riuscire a respirare. Al centro i segni di un fuoco spento da poco e ai lati alcune pelli distese a fungere da letti.

Villaggio Masai Tanzania

Ci siamo seduti fuori, per terra, cercando di capire qualcosa di più sulle loro abitudini.

C’è stato offerto di tutto, anche del latte misto a sangue animale, una bevanda base dell’alimentazione masai. Al nostro rifiuto sono scoppiati tutti in una fragorosa risata, non devono essere molti gli ospiti che accettano di bere…

Ricordo tante donne a toccarmi i capelli e non so se li trovassero belli oppure no, viste le loro teste completamente rasate. Qualcuna non badava a noi, intenta a infilare perline nei fili di ferro. La creazione dei gioielli, con cui si ricoprono da testa a piedi, è forse uno dei pochi piaceri concessi. Hanno i lobi delle orecchie perforati da vistosi buchi che allargano sempre di più col peso degli ornamenti.

Villaggio Masai Donna in Tanzania

Villaggio Masai Profilo di donna in Tanzania

Villaggio Masai Donna e Bambino in Tanzania

Si dedicano al cibo, ai figli, alla cura delle mucche, alla raccolta della legna, alla costruzione delle capanne. Collocate nel gradino più basso della struttura sociale, non possono prendere alcuna decisione, nemmeno riguardo a chi sposare. La scelta spetta agli anziani del clan, come del resto ogni questione importante.

Gli uomini invece si occupano delle mandrie e della caccia. Essendo consentita la poligamia possono avere diverse mogli in base alla quantità di bovini accumulata.

Villaggio Masai Guerriero Moran in Tanzania
Aspirante guerriero “Moran” con i segni dell’iniziazione

Conoscevamo la loro fama di guerrieri, ciò che non sapevamo è che i ragazzi in età adolescenziale, vivono alcuni anni in un proprio accampamento separato, si lasciano crescere i capelli, si vestono di nero e si pitturano il viso con segni bianchi. Passano il tempo ad allenare le proprie doti perchè solo affrontando determinate prove di coraggio, come cacciare un leone con la lancia, possono fare ritorno al villaggio. Una cerimonia segna il passaggio dalla giovinezza all’età adulta e l’avvenimento si festeggia per diversi giorni.

Villaggio Masai Capo Tribù Anziano

Villaggio Masai Uomini in Tanzania

Villaggio Masai Copertoni fatti a Sandali Si lasciavano fotografare volentieri, anzi, è più corretto dire che facevano a gara per farsi fotografare, lanciandosi in aria con salti formidabili come spinti da molle invisibili.
Nel tintinnio delle cavigliere un miscuglio di gambe esili color ebano e grandi sandali ottenuti con i copertoni delle auto.

Ricordo soprattutto loro, i bambini. 
Sbucavano da tutte le parti, uno più bello dell’altro, uno più sporco dell’altro. Con i piedini scalzi e i nasini appiccicosi ci portavano orgogliosi i loro “giochi”: alcuni sassi, alcuni consumati recipienti di plastica, alcune fionde assemblate con dei rami.

L’Africa è uno dei posti più poveri del pianeta, eppure guardandoli sembra che tutta la ricchezza del mondo sia qui.

Villaggio Masai Bambina in Tanzania

Ti stai chiedendo se è una “trappola per turisti”?

Anche noi ce lo siamo chiesti quando per entrare abbiamo dovuto pagare 20$. I Masai hanno capito che la curiosità destata può essere fonte di guadagno, ciò non significa vivere una messinscena.

L’impressione avuta è di trovarci in un villaggio autentico fatto di persone ospitali e genuine. E’ stata un’ottima occasione per scoprire una cultura lontana contribuendo al sostentamento della comunità. Non c’è un tempo stabilito, ci si può trattenere quanto si vuole e per chi lo desidera è possibile avventurarsi nella savana con una guida masai per un walking safari, un’esperienza alternativa che promette grandi emozioni.

Villaggio Masai Ragazzo nella Savana in Tanzania

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Siamo Elisa ed Enrico, compagni di vita e di viaggio. Abbiamo iniziato a girare il mondo insieme nel 1999 e non siamo più riusciti a smettere. Pensavamo di essere affetti da una rara patologia di viaggio dipendenza scoprendo poi quanto fosse diffusa…

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