Dal finestrino del treno che mi riporta verso casa saluto le Marche, una regione a cui sono particolarmente legata e che fatico, ogni volta, a lasciare. Grazie ad un interessante progetto mirato alla valorizzazione del territorio, ho avuto modo di visitarne una nuova parte e scoprire le infinite meraviglie del Piceno.
Cosa vedere nella città di Ascoli
A stupirmi subito è stata Ascoli, pensavo fosse carina, ma l’avevo senza alcun dubbio sottovalutata.
Il filosofo Jean Paul Sartre disse che “passeggiare nelle sue strade equivale a sfogliare un volume di storia dell’arte”, ed è proprio questa la sensazione provata mentre cercavo il B&B tra le viuzze del centro.
Un insieme di stili architettonici si intrecciano con grande naturalezza: si va dal barocco al rinascimentale, dal romanico al medievale. Ecco, di quest’ultimo le tracce sono molto evidenti, basta guardarsi intorno per notare merlature, cinta murarie e torri. Un tempo se ne contavano talmente tante da farle attribuire l’appellativo di città delle cento torri, e sebbene oggi la maggior parte sia andata distrutta o sia annessa a case private, delineano ancora lo skyline cittadino.
Il forte legame col passato viene celebrato ogni anno il terzo sabato di luglio e la prima domenica di agosto con il torneo cavalleresco della Quintana, una suggestiva rievocazione storica durante la quale si tiene anche una solenne sfilata in costumi rinascimentali.
Gli edifici in travertino bianco conferiscono ad Ascoli un aspetto elegante e signorile che trova la massima espressione nella monumentale Piazza del Popolo, autentico salotto urbano dove si respira l’intramontabile bellezza italiana.
Penso di averla fotografata ad ogni mio passaggio, pure una sera, quando pioveva e non avevo l’ombrello e i riflessi delle luminarie natalizie sul lastricato bagnato mi hanno letteralmente ipnotizzato. Qui si trovano il Palazzo dei Capitani, la Chiesa di San Francesco e il Caffè Meletti, una vera istituzione. Rappresenta dal 1907 un punto di ritrovo per i cittadini ed è la perfetta congiunzione fra cultura e vita mondana.
Importanti personaggi si sono seduti nei divanetti in velluto a sorseggiare l’Anisetta, il liquore all’anice reso unico dalla famiglia Meletti. Consumarlo puro con la “mosca” o in aggiunta al caffè rientra nelle cose da fare assolutamente passando da questa città, perché l’aroma della bevanda unito all’atmosfera liberty del locale ha conquistato scrittori, pittori, politici, imprenditori e ispirato persino due grandi film italiani.
E’ stato un onore poter partecipare all’esclusivo evento dedicato al sessantesimo anniversario della pellicola “I Delfini” di Francesco Maselli. Durante la cena sono state proiettate le scene più significative interpretate da Claudia Cardinale insieme a Tomas Milian e negli applausi della sala consegnato il premio “Caffè Meletti Prestige” al regista.
Come ultima chicca salite fino alla terrazza del terzo piano per ammirare la piazza dall’alto!

A competere con lei è la vicina Piazza Arringo sulla quale si affacciano il Palazzo Episcopale sede del Museo Diocesano, il Battistero di San Giovanni, il Duomo di Sant’Emidio e la Pinacoteca Civica, una tappa obbligata per gli appassionati d’arte.
Probabilmente se non fosse stato per la pioggia, non avremmo avuto il tempo di visitarla e sarebbe stato un vero peccato perché all’interno di Palazzo Arringo ci si immerge in una suggestiva atmosfera d’altri tempi.
Immaginate una dimora aristocratica con ampie sale, lampadari di Murano, sontuosi tendaggi, specchiere, poltrone, lunghi corridoi. Ora, riempitela con dipinti, sculture e ceramiche. Bella, vero?

Però è un altro il mio angolino preferito, si chiama Rua delle Stelle.
Dovete sapere che ad Ascoli i vicoli del centro storico non sono vie, ma “rue” e, se state pensando ad una influenza francese del termine, bhe vi sbagliate come ho fatto io. Deriva dal latino “rugam” cioè ruga, a indicare appunto una stradina stretta, stretta.
Quella in questione costeggia il fiume Tronto in corrispondenza delle vecchie mura, lungo un sentiero ciottolato che conquista gli animi più romantici. Non a caso si dice sia il posto dove le coppie di innamorati passeggiano guardando le stelle!
Alla fine della Rretë li mierghië, ossia questo camminamento “dietro ai merli” come dice la gente del posto, c’è il Ponte Romano, altra perla risalente al periodo dell’età augustea.

Di cose da vedere ad Ascoli ce ne sono a volontà, non ho avuto il tempo di girarla quanto meritava, scoprirla però attraverso le parole di chi la ama e la vive ogni giorno mi ha permesso di averne una visione completa.
Se vi interessa conoscere meglio la sua storia, non limitatevi ad andarci, ma prendete parte ad un tour guidato della città per poterla apprezzare pienamente.
A promuoverne le bellezze è il progetto Mete Picene con sei tipologie di percorsi esperienziali e un sistema museale in rete basato su un nuovo concetto di turismo socioculturale che ben rappresenta il territorio.

Le meraviglie del Piceno: dove mangiare
Chiedete ad un ascolano dove fermarvi a mangiare e sicuramente la Locanda del Medioevo sarà tra i primi posti nominati. Si tratta di un locale tipico, ma tipico davvero! Dai piatti proposti alle pareti affrescate, all’abbigliamento del personale, ogni cosa è curata nei minimi particolari.
Già con gli antipasti mi sentivo sazia perché ad accompagnare zuppe, fritto misto e taglieri di salumi servono una focaccia de-li-zio-sa. Tipica, ovviamente. La cacciannanze, l’impasto grezzo della pizza con cui un tempo si testava la giusta temperatura del forno. Poi sono arrivate le paste caserecce e vassoi su vassoi di tagliata condita in modi differenti. Insomma, una cucina povera, ma ricca di sapore!
Altrettanto valido il Ristorante Roverino a Comunanza, perfetto per chi vuole fare un giro verso la montagna e gustare le ricette della tradizione. L’ambiente rispecchia la classica trattoria, mentre il signor Giuseppe l’accoglienza marchigiana in persona. Da provare la frittatina ai funghi con tartufo nero e la carne alla brace cotta sul camino a vista nella sala principale.
Dire Ascoli significa dire oliva, la regina della gastronomia locale. Prima voce di qualsiasi menù e ottima compagna da passeggio nei cartocci a cono. Penso siano ovunque di alto livello, ma i posti più gettonati da segnalarvi sono La Bottega dell’Oliva Ascolana in via Solestà e Migliori in piazza Arringo, che fa sia ristorante sia chiosco street food. Ripiene in ogni modo possibile poi impanate e fritte, deliziano anche chi, come me, le ha sempre disprezzate.
Le meraviglie del Piceno: dove dormire
Durante il mio breve soggiorno ho dormito due notti al B&B Piazza del Popolo, un alloggio di charme in un palazzo storico del XIII secolo. Come suggerisce il nome si trova a pochi passi dalla bellissima Piazza, proprio nel cuore della città.
Dispone di una zona living dove fare colazione in completa autonomia oltre ad una piccola cucina comune. A dare il buongiorno sono torte e biscotti caserecci insieme a pillole di positività tratte da citazioni famose. Se cercate un posto tranquillo che vi faccia sentire a casa, questo fa al caso vostro!
Cosa vedere nei dintorni di Ascoli
Monsampolo del Tronto
In pochi minuti di macchina da Ascoli si raggiunge Monsampolo del Tronto, un borgo medievale da cui si possono ammirare scorci mozzafiato sulle colline picene, sui Monti Sibillini, il Gran Sasso e sul Mare Adriatico. Oltre ad offrire refrigerio nei mesi estivi, vanta tre considerevoli motivi di attrazione.
Il Museo della cripta è uno di questi. Vi si trovano esposte alcune delle oltre venti mummie umane riportate alla luce durante i lavori di restauro nella Chiesa di Maria SS. Assunta del 2003. In base agli esami fatti, si sono conservate in maniera naturale grazie al particolare microclima dell’ambiente e alla rapida disidratazione dei corpi dovuta a un batterio presente.
Anche gli abiti rappresentano un ritrovamento eccezionale perché essendo composti da fibre vegetali si sarebbero dovuti disfare completamente. Invece fanno bella mostra di sé nelle teche illuminate, offrendo uno spaccato straordinario di vita popolana del 1700. Tra gli oggetti rinvenuti durante gli scavi ci sono medagliette, rosari e svariate fedi nuziali.
A richiamare molti visitatori sono poi i cunicoli sotterranei scavati sotto l’antico castello, formati da passaggi, scalinate, botole, nicchie, pilastri, capitelli e archi di vario genere. Si ipotizza venissero sfruttati dalle famiglie nobili come via di fuga, ma la singolarità del luogo, unita alla presenza di simboli legati all’ordine dei templari, lascia spazio a diverse interpretazioni e, indubbiamente, parte del loro fascino risiede nel mistero che li avvolge.
Proprio camminando nei percorsi ipogei si arriva al terzo asso nella manica di Monsampolo: i presepi artistici del maestro Luigi Girolami, qui allestiti in maniera permanente.
Mi sono soffermata sulle scenografie più originali, ho sbirciato all’interno delle piccole finestrelle per cercare di cogliere più dettagli possibili. E credetemi, non esagero nel dire che non ho mai visto presepi così belli. Permettono una sorta di viaggio trasportando chi guarda nell’America degli indiani, nell’Egitto dei Faraoni, nella Cina del primo Imperatore, nei trulli di Alberobello e in tanti altri luoghi.
I miei personaggi preferiti sono una coppia di dolci nonni raffigurati nel momento dello scambio dei doni. Se passate a vedere la mostra fatemi sapere quali sono i vostri!
Per vivere l’esperienza a 360°, vi suggerisco la visita con Archeopercorsi.
Monteprandone
Monteprandone, rinomato soprattutto per il culto dedicato a San Giacomo della Marca.
Il francescano, nativo del paese nonché persona estremamente acculturata, fece costruire una libreria per favorire l’istruzione di confratelli e studiosi. I manoscritti recuperati sono custoditi nel Museo dei Codici, dentro ad apposite vetrine al riparo da luce e umidità. Entrando nella stanza si avverte la temperatura più bassa, ulteriore protezione dei 61 volumi.
Qualcuno riporta l’autografo del Santo o la dichiarazione con cui egli ne rendeva nota la provenienza, il costo ed il luogo di destinazione, che al tempo era il Convento di Santa Maria delle Grazie.
Monteprandone si veste a festa nel periodo natalizio con alberi illuminati, tappeti rossi e musica diffusa dagli altoparlanti lungo le stradine, ma si anima anche in occasione delle diverse sagre paesane. Sicuramente l’iniziativa più importante è Piceno d’Autore, il festival letterario diventato un appuntamento estivo imperdibile.
Montemonaco
Ora, vi racconto di un paesino immerso nella natura, meta prediletta da amanti del trekking e turisti della domenica in cerca di tranquillità.
Montemonaco, l’ultima tappa del mio itinerario Piceno, si trova in una terra di miti e leggende, esplorarla significa, quindi, portare con sé una buona dose di fantasia.
Ha richiamato tantissimi poeti, alchimisti, scrittori, cavalieri erranti per la famosa grotta della Sibilla, situata nella montagna di fronte e da cui prende il nome l’intera catena montuosa.
Ma chi era esattamente questa Sibilla?
Era una profetessa antica, una maga, una regina delle fate che abitava in un paradiso sotterraneo. Si narra rendesse prigioniero chiunque cercasse di incontrarla, per questo nessuno l’ha mai vista davvero, solo immaginata. Il suo mito si definisce nel medioevo come sintesi di arcaici culti oracolari, diventando, tra le pagine di Andrea da Barberino “il Guerrin Meschino”, un romanzo fantasy paragonabile all’attuale Harry Potter.
Purtroppo da quando la cima del monte è franata ostruendone l’accesso, anche la completa ispezione della caverna rimane un segreto. Forse per magia o per i tanti tentativi di allargare il passaggio con esplosivi, fatto sta che recenti indagini, effettuate tramite apparecchiature sofisticate, confermano cavità nel sottosuolo e può bastare un arcobaleno a fare sognare.
Altre belle leggende sono legate al lago di Pilato e allo straordinario fenomeno che si verifica ogni anno, tra giugno e settembre, quando le sue acque si colorano di rosso.
Il motivo è dovuto alla presenza di un minuscolo crostaceo preistorico (Chirocefalo del Marchesoni), unico al mondo – cioè avete capito bene? – Non vive da nessun’altra parte, solo lì. Da sempre.
In primavera, quando l’acqua raggiunge la giusta temperatura, si schiudono le uova, meglio definite cisti, le uniche a sopravvivere alla fine di ogni ciclo.
Per tutelare l’habitat dell’incredibile esserino, è vietato fare il bagno nel lago, ma si può comunque raggiungere con una bellissima escursione nel verde.
Se volete farvi accompagnare lungo i sentieri più suggestivi del Parco Nazionale o semplicemente avventurarvi in storie fantastiche, non perdetevi il Museo della Sibilla e l’annesso Centro Visite.
Poi, mi raccomando non lasciate Montemonaco senza approfittare di qualche degustazione e acquisto di qualità, essendo la zona rinomata nella produzione di vini e formaggi.
Ancora una volta ho toccato con mano l’essenza speciale di una terra.
Una terra capace di stuzzicare tutti i cinque sensi contemporaneamente e che riesce a soddisfare molteplici esigenze. Accontenta chi cerca una vacanza balneare, un full immersion nella storia, un ritiro spirituale o un tour enogastronomico. Consente di praticare attività sportive oppure viversi il relax estremo. Eventi sismici l’anno indebolita, ma lei ha saputo risollevarsi e vuol far sentire la sua presenza nel mondo.
Il mio itinerario è frutto del tour con Mete Picene, un progetto promosso dal Bim Tronto, insieme alla Fondazione Carisap.
2 risposte
Mi hai dato uno spunto interessante con questo articolo perchè non ho mai visitato questa zona. Mi attirano sempre questi tour lontani dal caos delle città, in cui si scoprono borghi legati a storia e leggende e dove non manca l’occasione di degustare prodotti tipici.
Ciao Matilde,
siamo felici di esserti stata utile in quanto la zona del Piceno ha sorpreso anche noi! 🙂
A presto!
Elisa & Enrico