Non la si può considerare una tappa, Varanasi è il viaggio.
La città, nota anche come Benares, situata sulle sacre rive del Gange, trasmette le sensazioni più profonde. Emotivamente forte. Piena di vita fin quasi a scoppiarne e di morte. La si respira e la si vede ovunque perchè qui i pellegrini hindu desiderano morire ed essere cremati. Secondo la loro religione, spirando in questo luogo sacro interrompono il ciclo della reincarnazione e ottenengono la liberazione.
La città è un labirinto di piccole stradine e vicoli bui maleodoranti, l’unico punto di riferimento è il fiume con i suoi tanti ghat, le scalinate che permettono di scendere sull’acqua.
Fermi su uno di questi gradoni abbiamo assistito agli intimi rituali cercando di coglierne l’essenza e l’energia della spiritualità più estrema.
Chi si lavava i vestiti, chi i denti, chi i capelli. Chi si faceva la barba, chi beveva e riempiva intere bottiglie. Chi cucinava, chi faceva yoga, chi pregava, chi portava offerte, chi faceva le abluzioni per purificarsi dai peccati.
Mentre poco più in là le pire bruciavano e le ceneri venivano sparse.
Nel fiume c’e’ di tutto, anche carcasse di animali, spazzatura e lo scarico di tutte le fogne. Ci siamo chiesti più volte cosa ci sarebbe successo bevendone un sorso mentre loro sono convinti che abbia anche il potere di curare dalle malattie.
Le donne hanno un fascino unico. Capelli lunghissimi, piene di gioielli, avvolte con eleganza nei colori accesi dei loro sari.
La prima sera abbiamo faticato ad addormentarci, avevamo davanti agli occhi scene di piedi che sbucavano dalla legna prendendo fuoco e la dura immagine di un padre che posava nel fiume il corpo del figlio avvolto in un telo bianco semitrasparente perchè i bambini sotto i dieci anni così come le donne incinte, i santoni (sadhu) e gli uomini mai stati sposati sono considerati puri e non necessitano del rito di purificazione.
Nessuno urla. Nessuno piange. Nessuno si dispera.
Il turbamento impedirebbe all’anima di lasciare la terra. Tutto avviene con naturalezza e serenità. Difficile per noi da comprendere, perchè troppo lontano dalla nostra dimensione e per quanto ci siamo sforzati, rimanerne estranei è stato impossibile.
Navigazione sul fiume
Ci siamo alzati all’alba per fare un giro in barca sul Gange, la Madre Ganga come la definiscono gli induisti, la via per l’aldilà. Le prime ore del mattino e le ore del tramonto sono i momenti migliori per cogliere l’intensità di Varanasi.
Non eravamo più abituati al silenzio, c’e’ sembrato strano e quasi irreale. Si sentiva solo lo scrosciare dei remi e qualche canto in lontananza.
Per alcuni minuti ci siamo trovati di fronte al salvataggio di una mucca che la corrente si stava portando via.
Nella luce soffusa e carica di suggestione abbiamo osservato il riprendere della vita sui ghat, siamo stati lì per ore immersi nella quotidianità assistendo al rito della puja, l’adorazione del fiume davanti al sorgere del sole.
Guardavamo questa gente incuriositi e loro guardavano noi con altrettanta curiosità. Veniamo da mondi opposti ed è quella diversità ad attrarci.
Abbiamo fatto anche noi una preghiera e dopo aver appoggiato la candela sull’acqua si è alzato un applauso inaspettato che ci ha commosso.
Ci guardavano tutti sorridendo teneramente e probabilmente è stato in quel momento che la magia dell’India ci ha contagiato.
2 risposte
Le foto sono bellissime ma avete fatto il bagno anche voi?
Ciao India Tours,
assolutamente no, in quanto come ben saprai, l’acqua del Gange è altamente contaminata. Non avendo gli anticorpi non ce lo possiamo proprio permettere… 😉
A presto
Elisa & Enrico