Taj Mahal: la meraviglia dell’amore eterno

Taj Mahal Enrico Elisa

C’era una volta, tanto tempo fa…
un principe di nome Kurram appartenente alla stirpe islamica dei Moghul che viveva ad Agra, nel Nord dell’India. Un giorno incontrò la bella Arjumand, una principessa originaria della Persia e se ne innamorò perdutamente.

La conquistò regalandole una collana di diamanti e cinque anni dopo il loro incontro si sposarono.

Quando il principe nel 1628 salì al trono scelse il nome di Shan Jahan (Imperatore del Mondo) e lei Mumtaz Mahal (Eletta del Palazzo).

Non era l’unica moglie dell’imperatore ma era la sua preferita, lo seguì fedelmente durante tutti i viaggi e le campagne militari e divenne la sua fedele consigliera negli affari di governo.

Era una donna semplice e molto generosa verso i poveri e i più sfortunati. La sua bellezza fu celebrata da poeti e artisti, si diceva che la luna si vergognasse a uscire in sua presenza.

Taj Mahal ingresso meridionale al monumento
Portale in arenaria rossa dell’ingresso sud

Dopo aver regalato tredici figli all’imperatore, una sorte malvagia la fece morire 38enne a Burhanpur nel dare alla luce una bambina. Il dolore di Shah Jahan fu tale che i suoi capelli e la sua barba divennero bianchi da un giorno all’altro.

La costruzione del Taj Mahal

Quando era ancora in vita, ella chiese quattro promesse nel caso in cui fosse morta prima di lui. La prima era di costruirle un mausoleo che rappresentasse il loro amore, la seconda che si sarebbe dovuto sposare di nuovo, la terza di essere sempre buono e comprensivo con i loro figli. L’ultima promessa quella di visitare la sua tomba ogni anniversario della sua morte.

Fu così che Shan Jhan ordinò la costruzione del Taj Mahal là dove c’era un giardino fiorito, sulla riva del fiume Yamuna, proprio di fronte al Red Fort.

Furono necessari 1000 elefanti per trasportare i pesantissimi materiali e il lavoro di oltre 20.000 operai. Arrivarono i migliori artigiani provenienti da tutto il mondo: dalla Turchia, dal Pakistan, da Delhi, furono chiamati anche dei maestri vetrai veneziani.

Un ruolo importante ebbero gli artisti venuti dalla Persia che unirono il loro stile con quello indiano conferendo al Taj Mahal quell’unicità che lo contraddistingue.

Davanti al cantiere si formò così una piccola città per ospitarli tutti, che prese il nome di Mumtazabad in onore della regina scomparsa. Si sviluppò a tal punto da diventare più importante della stessa Agra.

Taj Mahal visto dall'Agra Fort
Taj Mahal visto dalla terrazza dell’Agra Fort

Il Taj Mahal tra storia e leggenda

Quando, dopo 22 anni, l’opera venne terminata a tutti i lavoratori furono amputate le mani, i calligrafi vennero accecati e l’architetto decapitato perché nessuno potesse più riprodurre una bellezza simile.

Shan Jhan mise sul feretro della moglie i diamanti più preziosi del suo tesoro e stese sul sarcofago un mantello di perle. Il sepolcro fu poi circondato da una protezione d’oro e i pavimenti vennero interamente ricoperti da pregiatissimi tappeti persiani.

Candelabri d’argento e lampade d’oro furono appesi alle pareti e la porta d’ingresso fu impreziosita da un cancello d’argento massiccio.

Taj Mahal facciata frontale del monumento

La realizzazione del Taj Mahal fu per l’imperatore la sua unica ragione di vita, finendo così per trascurare i suoi impegni governativi e indebolendo l’economia reale con le spese sostenute.

Ci fu una rivolta tra i suoi figli per detenere il potere e vinse il terzogenito Aurangzeb, che, accecato dall’ambizione, uccise i suoi fratelli e imprigionò il padre, con le due sorelle risparmiate, in una torre nel Forte Rosso di Agra.

Per 8 anni Shan Jhan ammirò con malinconia la sua creazione da una finestra, fino a quando, finalmente, raggiunse la sua amata Mumtaz.

In questa affascinante e triste storia tramandata per secoli, non si sa quanto ci sia di vero, ma una cosa è certa solo un sentimento vero e profondo può creare qualcosa di così incredibile.

E’ uno dei luoghi più romantici del mondo, capace di fare sognare chiunque ci si trovi davanti. Indubbiamente una tappa imperdibile da inserire in qualsiasi itinerario nell’India del nord.

Taj Mahal Ingresso dall'arco principale

Appena varcato il portale d’ingresso siamo rimasti totalmente ipnotizzati dalla sua bellezza fiabesca. Mark Twain lo paragonava a una bolla di marmo che sale verso il cielo. Il poeta indiano Tagore a una lacrima sulla guancia dell’eternitàKipling come l’incarnazione della bellezza.

Noi non riusciamo a compararlo a niente, è unico, inimitabile. Una meraviglia senza tempo che brilla di luce propria.

Abbiamo ammirato il Taj Mahal, tinto di rosa nella luce delle prime ore del mattino, riflettersi nell’acqua della fontana centrale. Sembrava emergere dal cielo come la più candida delle visioni. Ciò che colpisce subito è l’armonia delle proporzioni, la simmetria perfetta, la morbida curva della cupola, la ricercata prospettiva.

Taj Mahal ingresso principale

Camminando lungo i viali di cipressi, ci siamo lentamente avvicinati alla piattaforma in marmo che lo rialza, camminando nel grande giardino a pianta quadrata, forma preferita dall’architettura islamica.

Quattro corsi d’acqua che rappresentano l’acqua dei fiumi del Paradiso Celeste si incrociano al centro del complesso in una vasca di loto.

Nell’Islam il “quattro” è considerato il più perfetto dei numeri, per questo non è casuale che le caratteristiche principali del monumento siano scandite da questo numero o dai suoi multipli.

Taj Mahal dettaglio del portone

La struttura del mausoleo è interamente rivestita da lastre di marmo bianco abbellite con nicchie, disegni floreali e motivi astratti. Sulle quattro facciate principali, alte 33 metri, ci sono gli ingressi, con i loro imponenti archi a volta decorati con finissimi intarsi di pietre preziose e citazioni tratte da brani del Corano.

Il famoso maestro di calligrafia Amanat Khan, ha saputo conferire un geniale effetto prospettico ai caratteri arabi, che risultano di dimensioni uguali visti da terra ma in realtà sono gradualmente più grandi al di sotto e al di sopra dell’arco.

La base rettangolare di arenaria rossa alta 7 metri, costruita per livellare la terra che scende verso il fiume, è delimitata agli angoli da quattro affusolati minareti bianchi di 40 metri. Essi pendono leggermente verso l’esterno perchè in caso di crollo non cadrebbero sul Taj Mahal.

Taj Mahal fedeli al portone di ingresso

All’interno, nel centro esatto dell’enorme vano della camera funeraria, troneggia il Cenotafio di Mumtaz Mahal a cui si è aggiunto, nel 1666, quello di Shah Jahan.

Entrambi i sarcofagi sono vuoti perchè i corpi sono stati trasferiti nella cripta sotterranea sotto la sala centrale, non accessibile al pubblico. Le tombe fittizie sono protette da una grata di marmo traforata che riproduce quella in oro fatta fondere da Aurangzeb.

I motivi floreali intagliati nella pietra di grande pregio artistico, conferiscono all’ambiente la riuscita atmosfera di un giardino incantato.

Taj Mahal cupola centrale e vista dalla moschea
La grande cupola centrale a sinistra e Taj Mahal visto dalla moschea a destra

In cima al mausoleo quattro piccole cupole circondano quella principale alta 26 metri e con un diametro di 18 metri, creata, secondo le ipotesi più probabili, dal turco Ismail Afandi. Mentre l’ideatore generale del complesso sembrerebbe il persiano Ustad Ahmad Lahori che, in precedenza, aveva già ricevuto da Shah Jahan l’incarico di disegnare alcune delle sue opere più grandiose.

Facciata della moschea a fianco del Taj Mahal
Facciata della moschea

Due moschee, in arenaria rossa con cupole di marmo bianco, fiancheggiano il Taj Mahal: quella a ovest ha il soffitto decorato con affreschi ed è un importante punto di ritrovo per i musulmani di Agra. Quella a est, identica e perfettamente simmetrica all’altra, non venne mai utilizzata per il culto e la sua funzione è puramente estetica. Alle spalle di queste moschee una terrazza che si affaccia sul fiume.

Nel corso della giornata il Taj Mahal ha assunto diverse tonalità a seconda della luce. Siamo rimasti lì, alternando foto a momenti di meditazione fino al tramonto, al riparo dal chiassoso mondo esterno, avvolti da un silenzio che in India risulta quasi irreale.

C’era una volta… e ancora c’e’, la magia di un eterno amore che parla a chiunque sappia ascoltare.

Come accedere al Taj Mahal

biglietti possono essere acquistati ai cancelli Ovest e Sud e a circa 700 metri dal cancello Est (in genere da qui la coda è più breve).

Noi siamo entrati dall’ingresso meridionale (quello principale), arrivando con un ciclorisciò. Ricordiamo che solo i veicoli ecologici possono circolare entro qualche centinaia di metri dal Taj Mahal, per cercare di limitare i danni dell’inquinamento.

Taj Mahal ragazzo indiano con il ciclorisciò

E’ aperto tutti i giorni dall’alba al tramonto, tranne il venerdi (giorno riservato alla preghiera nella moschea).

Le macchine fotografiche e le videocamere sono consentite, ma non si possono scattare foto dentro il mausoleo.
Treppiedi, telefoni cellulari, tabacco e altri articoli non sono consentiti all’interno ma possono essere lasciati gratuitamente in appositi armadietti all’ingresso.

Se conservate il biglietto avrete uno sconto sull’ingresso all’Agra Fort, a Fatehpur Sikri, alla tomba di Akbar e al Baby Taj. Una clausola: visitarli nello stesso giorno.

Non ci siete ancora stati? Ecco qui il video in anteprima!

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Siamo Elisa ed Enrico, compagni di vita e di viaggio. Abbiamo iniziato a girare il mondo insieme nel 1999 e non siamo più riusciti a smettere. Pensavamo di essere affetti da una rara patologia di viaggio dipendenza scoprendo poi quanto fosse diffusa…

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